Non è proprio possibile fare altrimenti? E’ questa la domanda che andrebbe posta ogni volta che si italianizza un termine inglese.
La discutibile usanza importata da un certo mondo aziendale si è fatta strada anche nel mondo del poker. Spesso questo lessico roboante viene utilizzato da impiegati di mezza tacca i quali vogliono dare un buona impressione di sè senza conoscere a fondo nessuna delle due lingue.
Quante volte vi è capitato di sentire una persona seduta ad un tavolo da poker, mentre si avventura nella riproposizione in italiano di un termine tecnico relativo al gioco che sta facendo? Sicuramente non si sarà trattato di un momento piacevole per il vostro udito e per la vostra conoscenza del gioco, visto che ci sono delle parole che non possono davvero essere resa nella nostra lingua, pur complessa e ricca che sia quella italiana.
Ovviamente non vogliamo limitare il discorso relativo alla italianizzazione dei termini inglesi soltanto al poker, visto che sono davvero tanti i casi e numerosi gli ambiti della vita di tutti i giorni in cui sarebbe il caso di non avventurarsi in certe situazioni. Ma andiamo ad annoverare qualche caso specifico che vi faccia rendere conto, una volta e per tutte, che usare termini inglesi nel nostro linguaggio corrente non è poi così male.
Quando il mouse diventa un ratto
Il verbo britannico viene sempre italianizzato con la prima coniugazione: “Ti ho forwardato la mail” ed è diventato ormai di uso comune. Ma non solo termini provenienti dal mondo dell'informatica vengono italianizzati, come ricorda un articolo della rivista Wired “è lunga la lista dei marchi inglesi e americani che sono stati italianizzati”.
Chi ha mai chiesto al supermercato prodotti come Colgate (colgheit) o la candeggina Ace (eis) pronunciandoli come vengono pronunciati in lingua inglese? Sempre stando a quanto viene spiegato nella nota rivista di tecnologia: “In questi casi si tratta di prodotti arrivati in Italia negli anni Cinquanta-Sessanta, ovvero in un periodo della storia in cui ancora la conoscenza e la comprensione della lingua erano un privilegio di pochi”. Quindi sono ormai pronunciati all'italiana e del resto nessuno riconoscerebbe questi prodotti se pronunciati in inglese.
E ovviamente si tratta anche di un periodo storico in cui il fighettismo doveva ancora arrivare, aggiungeremmo noi. Quindi al momento in cui si parla di determinati termini, sarebbe il caso di pronunciare come viene, senza volersi avventurare più di tanto.
“Proviamo a stare con le orecchie dritte per captare i cambiamenti nell’uso delle parole, cercando di non violentare la lingua inglese nè tantomeno la nostra” mette in guardia Wired nel corso del suo articolo di cui sopra. Rispetto ad altri Paesi d’Europa, l’Italia ha accolto con maggiore indulgenza i vocaboli inglesi: per esempio, nelle altre lingue del nostro continente prevale il termine tradotto termine tradotto souris, ratòn, rato, per designare il mouse del computer. Sempre in francia ad esempio il computer è l'ordinateur mentre in spagnolo ordenador, quindi in queste due lingue a differenza dell'italiano il termine originale è stato tradotto e si usa spesso nella sua versione casalinga.
Pokeristi scusati a metà
Per quanto riguarda il discorso relativo al poker, questo rispetto ad altri settori è uno di quelli in cui ci sono forse più scusanti per coloro che utilizzano i termini inglesi cercando di renderli in italiano. Tutto questo avviene perchè risulta ancora abbastanza difficile trovare un corrispettivo nella nostra lingua per determinati termini.
Tornando all'esempio che abbiamo fatto poco fa in merito alla mail, come si è visto anche nell'articolo redatto da Wired, la parola “forwardare” può essere tranquillamente resa con il verbo “inoltrare”. E alle nostre orecchie così come ai nostri occhi, risulta senza dubbio più familiare e gradevole.
Questi neologismi italo-brittannici restano comunque sempre curiosi, come si evince dall’insolito glossario pubblicato dal sito Confrontapoker.com. Più comuni sono “foldare” (passare la mano) e “grindare” (giocare a lungo e su molti tavoli, letteralmente macinare o digrignare i denti), ma ci sono anche good e bad runnare (un bel momento e un brutto momento di gioco), slow rollare (fare melina, ossia ostruzionismo, con una mano forte) e steallare (che non deriva dalle stelle, ma dal verbo inglese steal, rubare).
Frasi allucinanti nel poker italiano
Roberto, un utente di un noto blog di poker italiano, cita alcune espressioni che definisce allucinanti come “Siamo in early postion”, “giocare la starting hand” e “C’è stata molta action”. “Perché per capire il senso di una frase devo prendere il dizionario?” chiede sconsolato agli altri frequentatori del forum. “Immagina allora il poker italianizzato: al fiume abbiamo una pentola di tot gettoni” gli risponde per le rime un altro utente. Insomma, così è la vita.
Per questo motivo è nostro parere, ma è anche una opinione piuttosto diffusa nella community (o nella 'grande famiglia', per utilizzare un termini in italiano) del poker, che sia meglio mantenere i termini che arrivano dalla grande tradizione di lingua britannica relativa al gioco di poker. Attenersi a ciò che abbiamo importato dagli Stati Uniti, una volta tanto, potrebbe non rivelarsi così deludente sul piano linguistico.
È ovvio, siamo pur sempre il Paese di Dante Alighieri e Alessandro Manzoni, nei nostri territori si è stanziata quella che è considerata la 'culla della civiltà'. Ma non dimentichiamo che il poker nella variante texana e in altre varianti come l'Omaha o lo Stud non hanno origini italiane, e al tempo stesso non lo hanno i termini che ne derivano, come “board”, “river”, “stack” e via dicendo.
Vogliamo dunque che venga utilizzata una certa prudenza nel cercare di italianizzare i termini che sono arrivati nel nostro Paese nella loro lingua madre, ovvero nell'inglese. E in particolare ci riferiamo a quelli relativi al poker: ci sarà pur sempre un motivo se sono arrivati in Italia in inglese. In fondo il poker è stato fondato negli Stati Uniti.
Nella redazione di PokerListings Italia, tra le altre cose, pare prevalere una certa cautela nell’utilizzo dei termini d’oltremanica: il nostro redattore tecnico Claudio Poggi si definisce ironicamente nella sua presentazione “il fondatore della Lega contro l’Italianizzazione dei Termini Inglesi nel Poker”.
Ceri termini italianizzati non si possono proprio sentire…