La questione è sempre la stessa: quanto conta la fortuna nel poker?
Pur essendo consapevoli delle proprie capacità (altrimenti farebbero un altro lavoro) molti professionisti preferiscono circondarsi di oggetti portafortuna o mettere in atto piccoli rituali prima di partite importanti.
A riguardo è da ricordare il ferma-fiches di Doyle Brunson “Texas Dolly” chiamato Casper, sul quale è raffigurato il logo dei Ghostbusters. Sul sito Predictem.com si apprende che Casper è stato affittato nel corso delle World Series of Poker 2005 da altri giocatori per la modica cifra di 200 dollari ogni mezz’ora (nella modalità ricorda il noleggio delle biciclette o dei pedalò al mare).
In seguito il portafortuna è stato acquistato dal professionista Howard Lederer per 3500 dollari, a condizione però che l’81enne Brunson potesse tenerlo fino alla sua morte.
I portafortuna di BOM 2016
Il Battle of Malta 2016 è alle porte e intanto ci va di ricordare tutte le cose fatte nella scorsa edizione. In particolare nelle pause di gioco!
Molti di noi uscivano a fumare una sigaretta. Altri correvano impazziti in cerca di caffeina. Altri ancora si dirigevano verso la toilette o estraevano un bel panino da non si sa dove.
Tutti lasciavano la sala tranne il nostro collega francese Fred Guillemot, impegnato a girare per i tavoli e fotografare i vari portafortuna/ferma carte, dei giocatori del BOM.
Dalla Grandmaster Suite alla Sala Spinola ne abbiamo visti di tutti i tipi, di tutte le taglie, di tutti i colori e siamo ora pronti a stilare una Top 10 di quelli che ci hanno colpito di più.
Alcuni appartengono a giocatori famosi, altri a giocatori amatoriali. Uno tra questi è anche finito al final table del Battle of Malta, ma non vi diremo quale, se siete stati attenti riuscirete a scovarlo da soli.
Vediamo allora questa top 10 dei migliori portafortuna di poker nel BOM 2015.
#10
Sembra un incrocio fra un canguro e uno scoiattolo. Il colore non è certo casuale.
#9
Un simpatico e voluminoso draghetto, parente di qualche Pokemon
#8
Tantissimi i gufetti presenti in sala...
#7
Tra gli elefantini in sala era sicuramente il più estroso
#6
Sicuramente uno dei coniglietti più celebri del pianeta
#5
Molti i Minion sui tavoli, ma la versione Dracula le batte tutte
#4
Il più intimidatorio tra i portafortuna del BOM
#3
L'inimitabile e inconfondibile squaletto di Humberto Brenes
#2
Piccola, elegante e fortunata. Con la ranocchia non si sbaglia mai
#1
Noi ODIAMO Peppa Pig, ma li sui tavoli del BOM faceva la sua bella figura!
Fuori Concorso
Non proprio un piccolo portafortuna...ma da quanto tempo non ne vedevate uno?
La scelta del posto
Sempre parlando di gesti scaramantici o propiziatori, in un articolo per la rivista Bluff il teorico del poker Mike Caro prende in esame il mito del “posto”, da intendersi non come l’agognato posto fisso concupito da generazioni di lavoratori, ma della sedia che si sceglie al tavolo da gioco. “Ho visto tre persone morire giocando a poker – scrive Caro -. Un uomo era seduto alla mia sinistra e uno alla mia destra. Il terzo si trovava nel tavolo adiacente. Tutti e tre i decessi avvennero nelle sale da gioco del Gardena, in California, negli anni Settanta. Tre attacchi di cuore. Tre sedie temporaneamente vuote.
In tutti i casi, il gioco continuò dopo pochi minuti di interruzione. Allora non c’erano dealer professionisti. I giocatori al tavolo si alternavano nella distribuzione delle carte. Per buona creanza, presumo, non sono state consegnate carte ai concorrenti moribondi, nel momento in cui il personale del casinò e i paramedici cercavano invano di rianimarli. Io, però, non riuscivo a continuare come se niente fosse: presi le mie fiches e lasciai il tavolo”.
La sedia sfortunata
L’autore arriva a tirare le fila del discorso: “Perché sono giunto a parlare di questo? Credo che sia per condividere una prospettiva. E’ facile dire che il destino è stato crudele con voi e che sedete in un posto sfortunato. Ma sono ancora qui a raccontarvi quello che mi è successo, probabilmente sono stato più fortunato dei tre giocatori di cui ho appena parlato”. Morale della favola: “The Mad genius” sostiene di aver visto alcuni giocatori cambiare continuamente sedia alla ricerca del posto migliore.
Per il 70enne statunitense non esistono sedie sfortunate e sedie fortunate: si tratta di semplici elementi di arredo. Quando si parla di poker e di vita più in generale, osserva Caro, non è opportuno confondere scienza e superstizione perché “la fortuna è qualcosa di cui ti accorgi dopo e che non puoi predire”.
Il vantaggio di stare a sinistra
Il teorico del poker sostiene comunque che avere uno o più avversari alla propria destra può comportare una serie di vantaggi. Generalmente, questi giocheranno prima di noi (nel poker si segue il senso orario), lasciandoci la possibilità di decidere la nostra mossa solo dopo che i concorrenti hanno fatto la loro.
La posizione al tavolo secondo Caro ha determinato la vittoria o la sconfitta anche di affermati professionisti. Alla propria destra è preferibile avere avversari approssimativi, che giocano troppe mani (quelli che vengono chiamati “calling station”), in modo da rilanciare subito dopo di loro.
Allo stesso modo, è preferibile sedersi alla sinistra degli avversari più temibili, che giocano in modo aggressivo ma con cognizione di causa. Se i concorrenti alla nostra sinistra puntano poco e sono timidi nel gioco, possiamo “buttarli fuori” rilanciando.
Quanto conta il caso?
Scrive Arthur Reber su Pokerlistings.com in merito alla distribuzione della fortuna tra i giocatori: “Alcuni sono un po’ sopra la media, altri un po’ al di sotto. Solo un piccolo gruppo si discosta sensibilmente da questi valori, in positivo o in negativo”. Secondo Reber non serve lamentarsi: “Hai le carte, le devi giocare e quindi imparare a usarle nel modo più efficace possibile.
Intervistato da un giornalista in merito al ruolo della fortuna nel poker, Gus Hansen rispose che in una singola sessione questa conta per il 90 per cento”. Nell’arco del mese e dell’anno, però, si scende rispettivamente al 10-15 per cento e al 2-5 per cento. “Tutti i professionisti operano con la certezza che nel lungo periodo l’abilità trionferà sulla fortuna – chiosa l’autore -. Altrimenti non sarebbero professionisti”.
La fortuna nella vita reale
Come nella vita reale, osserva Reber “alcuni vengono investiti da un camion o colpiti da un fulmine. Ad altri vengono diagnosticate malattie orribili. Altri ancora hanno la sfortuna di vivere sottovento vicino al Monte Sant’Elena (vulcano attivo che si trova nello stato di Washington, ndr) o nella Ninth Ward di New Orleans. Vi sono invece persone che trascorrono la vita in perfetta salute, vivono a San Diego o comprano una casa in montagna o in colllina”.
Gioco e magia
Passando dai siti sul poker alle pubblicazioni accademiche, in un suo saggio dell’89 l’antropologo David M. Hayano ha preso in esame la diffusione del gioco d’azzardo con le carte in Papua-Nuova Guinea, avvenuto grazie alla colonizzazzione occidentale e al ritorno nei villaggi di persone che si erano recate a lavorare nelle grandi città.
Tra le fasce più povere o meno acculturate era diffuso “laki” o “tri lip”, un gioco che traeva origine dal baccarat europeo, mentre gli abitanti più ricchi della capitale Port Moresby preferivano il poker. In un altro studio sempre sulla Nuova Guinea e pubblicato l’anno scorso, l’antropologo Mark S. Mosko spiega che per gli abitanti della Kiriwina del nord la vittoria nel gioco d’azzardo è anche frutto di capacità divinatorie.