Nella nostra mano della settimana mostreremo quanto sia necessario avere nervi d’acciaio per riuscire a venire a capo di un colpo molto duro da affrontare.
Se ti ritrovi con uno stack deep durante il WSOP Main Event, gli scalini nel payout iniziano ad essere sempre più alti e anche un singolo errore può risultare fatale.
Nel corso del Day 7, Scott Stewart ha avuto bisogno davvero di nervi d’acciaio per venire a capo di una mano importante e per mettere a segno un call che si è rivelato vincente.
Con appena 22 giocatori in corsa e gli ultimi tre tavoli aperti nel Main Event delle World Series of Poker 2017, ogni giocatore si era ormai assicurato 263mila dollari. Basta una eliminazione in più per intascarsi altri 80mila dollari. Molti dei superstiti non hanno mai affrontato una situazione simile.
A questo punto del torneo, i bui sono da 15.000/300.000 con un ante di 50.000.
Jack Sinclair, un giocatore molto aggressivo giunto dalla Gran Bretagna, dispone di circa 40 milioni di chip ed è il chipleader del tavolo. Poche mani prima aveva vinto un gran piatto contro John Hesp, con i suoi assi che hanno sconfitto la coppia di 10 del connazionale.
Ora si ritrova a rilanciare dal cut-off. Un rilancio da 700.000, che trova solo dei fold finchè non si arriva al big blind, dove Scott Stewart decide di chiamare con
A A 4 4
E con uno stack da 5.7 milioni davanti a sè. Finora, dunque, 1.950.000 chip sono al centro del tavolo, e gli stack effettivi sono da 5 milioni.
Casca un flop che recita
A A 9 9 3 3
Stewart si mette in check-call sulla c-bet di Sinclair da 650.000. Adesso il piatto contiene 3.250.000 chip, e gli stack effettivi in gioco sono da 4.3 milioni circa.
Al turn arriva un
8 8
Stewart decide di checkare ancora, per poi fare un altro call sulla seconda pallottola di Sinclair, che ammonta a 1.3 milioni. Ora abbiamo un piatto da 5.850.000 chip e stack effettivi per circa 3 milioni.
Il river è un
10 10
Arriva il terzo check da parte di Stewart, così per Sinclair è quasi automatico mettere al centro i 3 milioni pari allo stack del suo rivale. Scott ci mette un po’ prima di effettuare il call.
Sinclair mostra
6 6 5 5
e rivela il suo bluff, così Stewart porta a casa il piatto, facendo double up e volando a quota 11 milioni.
Scott Stewart finirà il suo Main Event WSOP al 13° posto per un premio di 535.000 dollari. Circa il doppio di quanto aveva portato a casa finora in carriera, nei tornei live.
Analisi
In una situazione cruciale, Scott Stewart – che ha già ottenuto un paio di successi in eventi minori – ha preso la decisione giusta ed è rimasto in corsa.
Ora abbiamo bisogno di dare un’occhiata approfondita alla mano per capire come sia riuscito a fare la mossa vincente con una mano marginale come A-4.
Nel pre-flop, Jack Sinclair rilancia da cut-off poco dopo aver vinto un gran piatto contro John Hesp. Considerando la situazione del torneo, la sua posizione e il suo stile di gioco, il suo range di rilancio è molto ampio.
In circostanze simili, Scott Stewart non può foldare un asso da big blind. Il problema in un caso del genere è che difficilmente A-4 potrà diventare una grande mano nel corso della giocata, e la strada verso il river è molto lunga contro un giocatore come Sinclair.
Flop poco movimentato
l flop
Si tratta di un flop in cui è facile chiamare un’eventuale c-bet, perchè potrebbero esserci ancora delle combinazioni nel range di chi rilancia che sono ancora buone.
Dunque, è normale vedere ciò che è avvenuto al flop. Stewart fa check, l’original raiser continua a puntare e riceve il call di Scott con top pair.
Questo è anche un buon esempio di uno spot in cui l’original raiser non riesce ad ottenere nulla. Sinclair potrebbe foldare mani peggiori rispetto anche un flush draw, e Stewart potrebbe avere problemi nel continuare a fare call.
Turn: Stewart si committa?
Il
Dopo il secondo check di Stewart, Sinclair punta ancora, facendo capire che l’unico modo per arrivare in fondo alla mano è quello di mettere al centro tutto lo stack rimanente.
Le pot odds di 3 a 1 sono ancora buone per Stewart, ma la sua mano non è poi così forte. Ora, è davvero la mossa giusta fare call al turn, sapendo che dovrà fronteggiare uno shove al river?
Ovviamente non mancano le possibilità di beccare Sinclair in bluff e indurlo quindi a mollare il colpo in vista del river, ma Stewart deve essere consapevole del fatto che dovrà giocarsi la vita in questo torneo nel passaggio successivo.
Un river inevitabile
Ed eccoci al momento decisivo. Un 10 al river, un check di Stewart e una gran puntata di Sinclair.
Ora, riflettiamo: quali mani sono ancora presenti nel range di Sinclair?
1) Mani forti, come A-A, 9-9, 3-3, 8-8, A-9, A-8, A-3, 9-8. Un A-T potrebbe non puntare nelle due strade precedenti. Potrebbero esserci anche mani in semi-bluff come Q-J, J-7 e 7-6.
2) Draw bucati, come due carte di picche o un gut shot non tramutato in scala
3) Bluff
Abbiamo escluso mani come A-K, A-Q e A-J, che proprio in questo ordine sono via via meno probabili.
La ragione per chi le abbiamo escluse è semplice. I buoni giocatori da torneo raramente fanno tre puntate con top pair, perchè spesso verranno battuti da una mano migliore che farà tre volte call. È più probabile vincere il colpo se in una di queste tre strade si seguirà il check.
Questa è anche la ragione principale per cui Stewart si prende un po’ di tempo prima di decidere al river. Anche perchè ci sono diverse mani che può tuttora battere con la sua top pair.
In uno spot del genere, A-4 con cui gioca Stewart può essere buona tanto quanto A-K, anche perchè entrambe batterebbero solo un bluff. E il range di mani di Sinclair contiene sia da doppia coppia a salire, sia per l’appunto aria.
Conclusioni
Jack Sinclair è il chipleader, e sta provando a bullare ai danni di Scott Stewart. In primis ha provato a rappresentare un asso, per poi provare a giocare un presunto gutshot, e infine quando non è scesa la terza carta di picche, ha provato a forzare contando su un fold da parte di una mano debole.
Scott Stewart, dal proprio canto, è riuscito a restare calmo in uno spot cruciale per poi riuscire a vincere la mano. Non era da escludere, però, che il suo avversario avesse una mano tale da porre fine al suo torneo.