Cos’hanno fatto i giocatori di poker prima di diventare professionisti? Dalle biografie si evince che un percorso comune a molti pokeristi sono stati il bridge e gli studi di psicologia.
Non mancano però giornalisti, camerieri, illusionisti, croupier, operatori di call center e aspiranti ristoratori e direttori di supermercato.
In un’intervista rilasciata al giornalista Pif, Max Pescatori ha ammesso di aver avuto fin da bambino la “fissa” del gioco:
“Da piccolo scommettevo ai cavalli, d’estate giocavo a carte invece di andare in spiaggia, oppure in spiaggia giocavo a carte.
All’inizio ho fatto un concorso per diventare direttore di un supermercato. Grazie all’altro lavoro part time di collaboratore per un magazine di videogiochi, sono partito per il CES, il Computer Entertainment Show di Las Vegas”.
Nella città del gioco scatta il colpo di fulmine per Pescatori il quale, entrato in un casinò, gioca a poker per diverse ore consecutive. Rientrato in Italia, comunica ai genitori la volontà di andare a vivere a Las Vegas, dove ritorna per seguire un corso di croupier e svolgere quindi questa professione: a differenza dei colleghi europei più seriosi, i croupier statunitensi intrattengono i clienti al tavolo e questo aspetto infastidisce un po’ il milanese Pescatori.
- Dealer e croupier giocano meglio? -
Pescatori, però, non è l’unico addetto al tavolo verde che ha tentato la fortuna al gioco. Qualche anno fa, quando il poker andava per la maggiore, diversi croupier e dealer arrotondavano lo stipendio con le vincite al gioco: grazie alle abilità maturate durante le ore di lavoro avevano maggiori possibilità di comprendere le strategie degli avversari al tavolo.
Giocavano a bridge e sono tornati a giocarci
Da qualche tempo il Texas hold’ em non è più la gallina dalle uova d’oro che era in passato e diversi professionisti come Irene Baroni hanno deciso di scendere dalla nave.
Lo scorso autunno la giocatrice bresciana ha espresso la volontà di aprire un ristorante insieme al fidanzato Davide edi tornare al bridge, un’attività nella quale aveva conseguito brillanti risultati prima di approdare al poker.
La stessa scelta di passare dal poker al bridge è stata maturata qualche giorno fa anche dal professionista 40enne Gus Hansen, dopo essere stato lasciato a piedi dal suo sponsor Full Tilt poker: come ammesso da Hansen in una recente intervista, ultimamente la fortuna aveva cominciato a voltare le spalle al giocatore danese, soprattutto nei tavoli online. Prima di diventare pokerista Hansen ha avuto successo anche con il backgammon.
Guida turistica per mille dollari a notte
Antonio Esfandiari, invece, è stato operatore di telemarketing, cameriere e mago-illusionista. Il 35enne Esfandiari non ha comunque mai abbandonato la professione di mago e nel 2014 è stato protagonista del reality “Ultimate poker: Strip Magic”, nel quale “The Magician” ha dimostrato di essere anche un ottimo intrattenitore da strada (di recente è girata la voce che per mille dollari a notte sarebbe disposto a offrirsi come guida turistica notturna a Las Vegas).
Le qualità attoriali di Esfandiari sono state apprezzate anche da divesti registi che negli ultimi anni lo hanno scritturato per i loro film. Di recente il giocatore di origini iraniane ha anche realizzato in qualità di autore il gioco di strategia per la piaffaforma iOS “The magician secrets for winning tournaments on Insta Poker”.
Nato a Tehran, capitale dell’Iran, da bambino Amir Esfandiari si trasferì con la famiglia a San Josè, in California. A 17 anni andò a vivere da solo (grazie al lavoro di cameriere potè permettersi di avere un appartamento tutto suo) e a diciannove cambiò il nome in Antonio per esigenze artistiche (Antony the magician suonava meglio di “Amir the magician”).
- Cameriere illusionista -
L’amore per la magia cominciò ad affiorare negli anni in cui Esfandiari lavorava come cameriere, vedendo un collega esibirsi in un numero di illusionismo tra i tavoli. Rimase così impressionato che si recò al più vicino negozio di magia: il proprietario gli mostrò il trucco che si celava dietro a quel gioco. Il giovane artista mise dapprima in scena le sue performance mentre serviva ai tavoli, lasciando poi del tutto il lavoro di cameriere per quello più redditizio di illusionista, che gli permetteva di guadagnare dai 300 ai 400 dollari l’ora.
A quei tempi Esfandiari aveva un compagno di stanza che era un giocatore di poker professionista. Un giorno, dietro suggerimento di quest’ultimo, si lanciò nell’avventura del Texas Hold’ em. “Prima, in qualità di mago, faceva sparire i conigli. Ora aveva imparato a fare altrettanto con il denaro degli avversari” riporta la sua biografia su Pokerlistings.com. Alcuni anni più tardi Esfandiari ebbe a dire che la sua esperienza di mago gli aveva consentito di comprendere meglio il comportamento umano e quindi di muoversi con maggiore facilità al tavolo da gioco.
- Un magico ristorante -
Negli ultimi tempi l’eclettico pokerista ha annunciato di voler aprire un ristorante a tema, nel quale ospitare spettacoli di illusionismo.
- L’amicizia con Phil Laak -
Durante le prime esperienze ai tavoli high-stakes Esfandiari conobbe un altro giocatore che si chiamava Phil Laak. Un giorno, durante le World Series of Poker, Esfandiari stava intrattenendo gli altri giocatori con i suoi giochi di prestigio. Il fatto che Laak ‘Unabomber’ cercasse di carpirne i trucchi, però, irritava non poco Esfandiari, che si spostò a un altrò tavolo. Laak, però, lo seguì anche lì: i due iniziarono a parlare e ben presto divennero amici. Come riporta la Gazzetta dello Sport, la carriera pokeristica di Esfandiari ha incontrato un solo cedimento iniziale: “Una volta accumulata una discreta somma, puntò tuttto sulle Wsop, ma perse fragorosamente dovendo ripartire quasi da zero”.