Le scommesse milionarie, la dipendenza e la successiva guarigione: fiumi di inchiostro sono stati versati sul rapporto tra il cantante Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, e il gioco d'azzardo.
L'artista toscano ha riferito di aver cominciato a giocare d'azzardo all'età di 14 anni, seguendo l'esempio del padre sui tavoli del circolo Enal di Ponticino, il suo paese natale. Intervistato dal giornalista Cesare Lanza per “Chi”, Pupo ha riferito di preferire il classico poker a quattro rispetto ai testa a testa.
Una vera e propria passione iniziata da giovane, anzi da giovanissimo, che si è però trasformata in un vero e proprio vizio, che è costato al noto cantante – autore di brani come “Gelato al cioccolato” e “Su di noi” - una svariata quantità di euro nel corso degli anni. Tuttavia, il poker ha dato nuova notorietà a Pupo, che abbiamo scoperto in questi anni con la conduzione di alcuni contenitori televisivi legati proprio al Texas Hold'em.
Nel periodo in cui il Texas Hold 'em cominciava a farsi strada nel nostro Paese Pupo condusse insieme a Fabio Caressa e a Stefano De Grandis il programma “La Notte del Poker”, in onda su Sky (la sigla della trasmissione è cantata e composta dallo stesso Ghinazzi). Qualche tempo dopo il cantante prese parte insieme ad altri personaggi famosi a un torneo organizzato da PokerStars nella stazione di Roma Termini a favore dei terremotati abruzzesi.
Dunque anche un modo per riscattare la propria immagine per Pupo, il quale resta vicino al mondo del poker e lo fa sia da giocatore sempre più appassionato, che da personaggio che presta la propria immagini alle trasmissioni tematiche ma anche ai tornei. Specialmente quelli in cui, come detto, l'intento benefico è stato al centro di tutto, dall'organizzazione alla presenza di alcuni VIP.
Pupo “editorialista” difende il poker
Ma dopo essere venuto a capo di un problema di una certa importanza, relativo al suo rapporto con il gioco, il cantante toscano ha voluto innalzarsi al ruolo di paladino del poker, e del gioco in generale. E lo ha fatto attraverso un'intervista che ha fatto parlare di sé, e non poco.
In un intervento su Quotidiano Nazionale infatti, Pupo propone di istituire delle vere e proprie scuole di poker per aiutare le persone affette da ludopatia che in questo modo “potrebbero sfogare la loro passione per gioco e al tempo stesso imparare a vivere”. “Il poker è un gioco completo – scrive Pupo nel suo intervento -. Ti insegna ad aspettare, ad aggredire, a bluffare e a guardare in faccia il tuo avversario”.
Qualche anno fa, sempre il Quotidiano Nazionale pubblicò in apertura una lettera scritta proprio da Pupo, nella quale l'autore di “Gelato al cioccolato” difendeva il poker sportivo in modalità torneo, differenziandolo dal puro azzardo. Nello stesso numero il Quotidiano Nazionale dedicò due pagine al gioco del poker, utilizzando proprio le parole del cantante come lancio per esprimere la propria posizione sul gioco di carte più diffuso e amato in Italia.
Dal microfono alla penna
Quelli che ha dato Pupo attraverso il suo intervento per il nuovo quotidiano, sono tutti spunti che richiamano il gioco d'azzardo, e che non mancano nemmeno nel romanzo noir scritto da Enzo Ghinazzi, dal titolo “La confessione”, che racconta di un cantante ucciso durante il Festival di Sanremo.
Nel corso della suddetta intervista rilasciata per il Quotidiano Nazionale, Pupo paragona “La confessione” a “una grande partita a poker”. Nell'opera, densa di riferimenti autobiografici, il poker viene descritto come metafora della vita. All'inizio del libro, poche ore prima di venire ucciso, il cantante Enrico Bertini si confessa con un sacerdote, rivelandogli che quando era piccolo, facendogli i tarocchi, la zia Mara gli aveva predetto che la sua vita si sarebbe interrotta bruscamente attorno ai cinquant'anni.
Un romanzo che lega a doppio filo l'esperienza negativa fatta da Pupo con il gioco d'azzardo e il poker nello specifico, con la passione con cui il noto artista ha voluto raccontare la possibilità di ottenere un riscatto sempre attraverso le carte. Questa volta utilizzando molto di più la testa.
Storia di un giocatore patologico
Il toscano Pupo, nato nel '55, non ha mai nascosto la sua esperienza di giocatore d'azzardo patologico, raccontata anche nel libro “Banco solo!”. Un libro in cui il cantante ha fatto capire che si può avere una vita dopo aver affrontato, combattuto e sconfitto la mania per le carte e per i vari giochi da casinò.
Verità o leggenda?
Di certo le rocambolesche avventure di Pupo al tavolo verde, e raccontate attraverso “Banco solo!” hanno un fondo di verità. Tuttavia non è da escludere si tratti anche di storie create ad hoc allo scopo di costruire un'immagine di “artista maledetto”. In ogni caso, visto che non è facile raccontare debolezze e momenti negativi, vogliamo dare credito a quanto raccontato da Ghinazzi nel suo romanzo.
Batoste al tavolo verde
Prendiamo ad esempio uno degli episodi raccontati da Enzo Ghinazzi nel suo libro. Nel 1980, nel privè del casinò di Saint Vincent, Pupo racconta di essere stato letteralmente spennato durante una partita a chemin de fer. Il carnefice del cantente toscano fu un grande industriale milanese, il quale riuscì a portargli via ben 130 milioni di lire.
Ma questo è solo uno dei tanti episodi raccontati da Pupo in “Banco solo!”, e che fanno di questo romanzo un campionario di avvenimenti da evitare per chi ha il debole per il casinò e i suoi giochi.
Colpo di teatro
Il rapporto di Pupo con il gioco d'azzardo, però, si fece più morboso negli anni Novanta. Per far fronte ai debiti di gioco il cantante chiese e ottenne da Gianni Morandi un prestito da 200 milioni di lire. Pupo glieli restituì inaspettatamente nel 2008, dandogli in mano un assegno durante un concerto: il fatto venne documentato dalle telecamere di “Striscia La Notizia”. Proprio Morandi, secondo quanto riferito da Ghinazzi a “Chi”, l'avrebbe “spennato” a poker durante una partita giocata in aereo rientrando da New York.
Scommessa fortunata
Ma la vita di Pupo al tavolo verde è costellata anche di successi: nel '94 in un casinò di Melbourne il cantante scommise sulla vittoria dell'Italia ai Mondiali di calcio ed ebbe la meglio su un ricco uomo d'affari nigeriano, vincendo 300mila dollari australiani, corrispondenti a 185mila euro attuali (Ghinazzi aveva vinto la stessa somma il giorno prima al tavolo del baccarat). Negli anni Ottanta Pupo avrebbe raggiunto il quinto posto in un campionato internazionale di poker organizzato all'hotel Fini di Modena. Furono“giorni e notti con le carte in mano”, ricorda il cantante intervistato da “Chi”.