Riguardo a Stu Ungar, considerato da molti il miglior giocatore di poker di tutti i tempi, è possibile trovare una sterminata bibliografia, su Internet e non solo.
Insieme a Johnny Moss, Ungar fu l'unico campione a vincere tre volte il Main Event delle World Series of Poker (Moss, comunque, ottenne il primo titolo grazie al voto degli altri giocatori com'era prassi all'epoca). Questa rassegna, che non ha la pretesa di essere esaustiva, ripercorre alcuni tra i momenti più importanti o curiosi della vita del grande campione di origine ebrea.
Gli esordi
Fin da bambino Ungar mostrò una spiccata attitudine ai numeri e ai giochi di carte, tant'è che già a dieci anni vinse un torneo locale di Gin rummy, un gioco nel quale divenne imbattibile.
Il padre Isadore “Ido” Ungar era uno strozzino e morì di infarto nel '66, quando Stu era poco meno che adolescente essendo nato nel '53. In quel periodo Stu lasciò la scuola e divenne giocatore professionista per poter contribuire economicamente al bilancio della famiglia, costituita dalla sorella e dalla madre, resa parzialmente invalida da un ictus.
Corruzione o incomprensione?
Più avanti negli anni, Ungar rischiò di essere arrestato in aeroporto per un'incomprensione verbale con la polizia doganale. Ungar si apprestava a partire con altri colleghi alla volta dell'Europa per disputare un torneo di poker: tutti, tranne lui, erano muniti di passaporto.
Il giocatore fece presente a un doganiere la necessità di ottenere subito il documento e questi gli rispose che era necessario il pagamento di una piccola sovrattassa per rendere la procedura più veloce (una pratica perfettamente legale e piuttosto comune).
Ungar, però, mal interpretò la frase dell'agente come un invito a passargli dei soldi “sottobanco” (durante l'amicizia con il presunto criminale Victor Romano aveva già assistito a situazioni analoghe). Senza controbattere, il campione allungò al poliziotto cento dollari.
Intervento provvidenziale
Solo l'intervento di altri colleghi pokeristi impedì l'arresto di Ungar per tentata corruzione di pubblico ufficiale.
Proverbiale generosità
Se si trattava di aiutare qualcuno che versava in difficoltà finanziarie, Ungar non era certo il tipo da tirarsi indietro: almeno tre aneddoti confermano la proverbiale generosità di questo eccentrico e geniale giocatore. In un'occasione il suo avvocato gli rivelò di avere qualche problema finanziario e Stu, prontamente, tirò fuori dalle tasche 10mila dollari in contanti dicendogli: “Quando li avrai me li restituirai. E se non ce la fai a pagarmi, va bene lo stesso”.
Il compagno di scommesse Michael “Baseball Mike” Salem, dopo avergli riferito di aver subito una grossa perdita, si vide recapitata a casa una somma importante di denaro in grado di estinguere diverse rate del mutuo della casa. In un'altra occasione Ungar si trovava a passeggio con Doyle Brunson per Las Vegas (nell'80 Ungar disputò contro Brunson l'heads-up finale del Main Event) e diede cento dollari a uno sconosciuto che gli chiedeva dei soldi.
Quell'aria da innocente che sbaragliava tutti
Tra i tanti aneddoti e storie sul suo conto, si ricorda anche il testa a testa tra Ungar e il giocatore professionista Billy Baxter. Quando Baxter se lo trovò davanti rimase enormemente sorpreso dalla bassa statura e dall'aspetto giovanile di Ungar, che proprio per questo veniva chiamato “The Kid”. Non raggiungendo il tavolo, si dovette collocare una cassa di Coca-Cola sulla sedia di Stu, che comunque riuscì a far perdere a Baxter 40mila dollari.
Per la sue abilità nel contare le carte a blackjack gli fu impedito di giocare nei casinò di Las Vegas, così come in molte altre città. Non sempre, però, le sfide andarono a finire bene per Ungar. Archie Karas è stato uno dei pochi che riuscirono a spillare al campione 500mila e 700mila dollari in due partite heads-up di Razz e di “7-card stud”.
“Snobbato” dai bookmaker
Nel 1980 Ungar raggiunse il primo posto del “Main Event” delle World Series of Poker (i bookmaker quotarono la sua vittoria cento a uno), riuscendo a replicare questo successo anche nell'81 e nel '97. Nella sua carriera vinse anche due braccialetti negli eventi laterali.
Un bel caratterino
Nell'81, anno della sua seconda vittoria al Main Event, Stu rischiò di non essere ammesso alle Wsop. Qualche giorno prima del torneo “The Kid”, contrariato per aver perso un sostanzioso piatto a un tavolo high stakes, sputò in faccia a un dealer del casinò Binion, presso il quale veniva organizzata la manifestazione.
Solo l'intercessione di Jack Binion, figlio del proprietario Benny, consentì l'ammissione di Ungar al torneo. Dietro suggerimento del figlio, Benny Binion comprese che la presenza di Ungar avrebbe rappresentato una grande pubblicità anche per la casa da gioco.
Drammi in famiglia
Nell'82, un anno dopo la sua seconda vittoria alle Wsop, Stu si sposò con Madeleine dalla quale ebbe una figlia, Stefanie. Il giocatore consentì tra l'altro all'adozione di Richie, il figlio avuto da Madeleine nel precedente matrimonio, che quindi acquisì il cognome Ungar. Stu e Madeleine divorziarono nell'86. Nell'89 Richie si suicidò poco dopo il ballo di fine anno delle scuole superiori.
Dipendenze pericolose
L'uso di droghe da parte di Ungar si fece sempre più frequente: proprio per questo motivo nel '90 dovette abbandonare al terzo giorno il Main Event delle Wsop. Pare che il campione avesse cominciato a fare uso di cocaina nel '79, con la morte della madre.
Al tavolo verde “The Kid” si intratteneva spesso con Larry Flint, proprietario della rivista erotica Hustler oltre che oggetto del film biografico “Larry Flynt – oltre lo scandalo”, uscito nel '96. L'editore divenne paraplegico per un ferita da arma da fuoco infertagli da uno squilibrato che non gradiva l'uscita delle sue pubblicazioni.
Le lesioni agli arti inferiori erano per lui causa di grande dolore e perciò Flint dipendeva da un cocktail fatto di morfina, alcol e cocaina. Anche Stu volle provarlo: lo trovarono riverso sul pavimento. Una volta rinsavito, Ungar avrebbe accusato Flint di tentato omicidio.
Iscrizione sul filo di lana
La dipendenza dalle sostanze stupefacenti non impedì comunque a Ungar di vincere anche il Main Event del '97. Il campione si era iscritto solo poco prima della chiusura, pagando il buy-in con un prestito dell'amico e collega Bill Baxter.
Una morte misteriosa
Nel novembre del '98 Ungar venne trovato morto in una stanza dell'Oasis Motel, alla periferia di Las Vegas.
Al suo interno non fu trovata droga. L'autopsia decretò che si trattava di un attacco di cuore causato dall'utilizzo protratto della droga nel corso degli anni, considerato che le tracce presenti nel corpo non sarebbero state sufficienti a causarne il decesso.
Nella stanza furono ritrovati solo 800 euro dei 25mila che Bob Stupak gli aveva dato poco tempo prima.
Riconoscimenti postumi
Nel corso della sua vita Ungar totalizzò vincite per un ammontare complessivo di 30 milioni di dollari. Tuttavia, era altrettanto bravo a spendere il denaro guadagnato in droga e scommesse rimanendo costantemente al verde.
Solo nel 2001 Ungar fu inserito nella “Poker hall of fame”. Nel 2003 il regista A. W. Vidmer gli dedicò la pellicola “High Roller: The Stu Ungar Story” (il ruolo del protagonista venne affidato a Michael Imperioli).
Al 2005, invece, risale la pubblicazione della biografia del campione “One of a kind. The rise and fall of Stuey 'The Kid' Ungar”, firmata da Nolan Dalla.