Max “Il Pirata” Pescatori come di consueto sta partecipando al Praga Poker Festival e abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con lui.
Non c’è nulla che non sia riuscito a conquistare il nostro Max Pescatori negli ultimi anni, divenendo il primo giocatore europeo ad aver vinto ben 4 braccialetti alle World Series of Poker, di cui 2 solo nell’ultima edizione a Las Vegas, città in cui Pescatori è ormai di casa.
Max da un paio di anni a questa parte si contende con Mustapha Kanit lo scettro di italiano più vincente di sempre nel poker, e proprio a Praga sembra più agguerrito che mai e pronto a riconquistare la vetta.
Non solo Texas Hold'em per Max
Tra le altre cose, si può dire di Max Pescatori sia un vero e proprio specialista delle specialità, visto che una delle peculiarità del giocatore nativo di Milano è quella di aver sfondato in tante varianti del poker. Il fatto di aver vinto quasi di più nelle varianti che non in quella più comune – il Texas Hold'em – rappresenta quasi una rarità nel poker mondiale.
E tra Pot Limit Omaha, Seven card Stud, 2-7 Triple Draw ed altre specialità, Max Pescatori avrebbe pensato di fare pratica in un'altra specialità del poker come il Crazy Pineapple. Una variante che sta prendendo sempre più piede tra i più importanti pro del poker, e della quale abbiamo voluto parlare con l'azzurro in un'intervista che ci ha concesso durante l'evento in corso a Praga.
PokerListings: Sei diventato un amante della specialità del Pineapple?
Max Pescatori: Ho appreso le regole del gioco lo scorso anno a Las Vegas dopo essere appena toprnato da un viaggio in Europa. Alle World Series of Poker tutti i giocatori più forti giocavano il pineapple, c’erano almeno 25 tavoli impegnati in questa specialità e allora mi son detto “cavoli devo assolutamnete capire di cosa si tratta”.
Conoscevo già il chinese poker, non l'ho giocato tanto ma ho voluto comunque saperne di più, e per me il pineapple e l’open face erano ancora due grossi punti interrogativi.
Lo scorso anno qui a Praga ho perso l’opportunità di giocare quegli eventi ma quest’anno sono pronto a riscattarmi e ho deciso di saperne qualcosa di più sul Pineapple e sugli affini.
PL: Prima che iniziassimo l'intervista eri seduto vicino ad Alexandra Usoltseva, che sembrava giocare molto bene a questa specialità.
MP: Si, devo dire che avevamo già giocato insieme un torneo Open Face Chinese in Italia e già ai tempi era molto esperta nella specialità. Ma ora sono migliorato parecchio pure io e la distanza che c'era in quel momento si è accorciata e non di poco.
In quell’occasione io chiusi il torneo al secondo posto, ma ovviamente fu un russo a portare a casa la vittoria. Quindi si tratta anche di una vera e propria battaglia contro i pokeristi russi.
PL: Parlando di vittorie cosa si prova ora ad avere 4 braccialetti vinti alle World Series of Poker? È una vittoria per l'Italia, per l’Europa o solo un traguardo personale?
MP: Bella domanda... in effetti quelle che ho portato a casa finora non le considero delle vittorie per l'Europa, visto che alla fine siamo un po’ tutti patriottici e ogni paese compete contro l’altro. Non c'è una questione europea, ma è più un legame con il proprio Paese.
La considero dunque una vittoria per l’Italia e ancora di più una vittoria sul piano personale. Già quando avevo solo 2 braccialetti eravamo solo in 5 tra i giocatori europei ad averne quel numero e nessuno ne aveva ancora tre. Quindi quando ho vinto il terzo e poi il quarto, l'emozione ma anche l'orgoglio erano molto forti.
PL: Sapevi che se fosse ancora in vigore la vecchia formula delle World Series of Poker tu saresti automaticamente il “Player of the year” in questa edizione?
MP: È proprio una fregatura! Il sistema dei punti è cambiato proprio in questa edizione, e così anche il modo in cui i player giocano nella speranza di raggiungere quel titolo.
È proprio una sfortuna che proprio quando io avrei potuto vincere il titolo hanno cambiato il sistema. Ora che il metodo nel calcolare i punteggi è cambiato, le mie speranze di portare a casa questo titolo sono diminuite in maniera drastica
PL: Hai 44 anni e giochi ormai dal 1999. Credi di riuscire prima o poi a entrare nella Poker Hall of Fame o non è ancora giunto il tuo momento?
MP: In realtà speravo di essere nominato già quest’anno e in effetti è accaduto. Sto cercando di fare sempre bene senza mai cedere il passo, non tanto per la Hall of Fame ma per una questione personale. Voglio continuare a fare bene per tanti anni ancora.
Prima o poi dovranno scegliere qualche altro giocatore europeo per farlo entrare nelle Hall of Fame, e a quel punto credo di avere davvero ottime possibilità di riuscire ad entrare.
PL: Credi che essere nato in Europa sia un limite agli occhi degli americani, almeno per l'ingresso nella Hall of Fame?
MP: Il sistema della Poker Hall of Fame è problematico e credo dovrebbe essere cambiato. Ci sono tanti aspetti della votazione e dei criteri di scelta per i candidati che secondo me non sono più al passo con i tempi.
Ormai in Europa gli eventi hanno una copertura televisiva anche superiore a quelli che si giocano negli Stati Uniti, in particolare in alcuni paesi in cui è più accessibile mostrare il poker ai più alti livelli. Prendi ad esempio il “Late Night Poker”, giusto per menzionare un evento che si gioca negli States.
Credo che dovrebbero analizzare l’opinione di più giornalisti che seguono il poker, e soprattutto dovrebbero permettere che le candidature siano accompagnate da più di 4 righe di descrizione sul giocatore, sui propri risultati e su tutto quello che hanno saputo fare nel mondo del poker a prescindere dai traguardi raggiunti. Cosa si può davvero dire di un giocatore in sole 4 righe?
Non c'è ancora abbastanza spazio per spiegare quanto di buono fa ogni singolo giocatore candidato per il mondo del poker, e non solo per sé stesso.
Il processo di selezione dei candidati per la Hall of Fame dovrebbe essere rivisto e anche in maniera massiccia, e credo che a quel punto essere europei o meno conterà ben poco. E sarà dunque più facile anche per i giocatori europei entrare con maggiore frequenza.