Intervista esclusiva di PokerListings a Gus Hansen che parla di WSOP e - soprattutto - di Full Tilt.
Gus Hansen era un azionista e un pro sponsorizzato da Full Tilt Poker: in base alla sua personale esperienza pluriennale, non pensa che Howard Lederer e Chris Ferguson abbiano agito in malafede nella gestione dell'ormai defunta poker room.
Lo scorso settembre, Hansen ha rilasciato una dichiarazione nella quale si dichiarava all'oscuro rispetto a quanto era emerso sulla gestione di Full Tilt Poker dopo il Black Friday.
È stato comunque uno dei pochi membri del Team Full Tilt a parlare della situazione.
In un'intervista rilasciata oggi a PokerListings.com, durante le WSOP di Las Vegas, Hansen ha ribadito di essere stato completamente all'oscuro di come veniva gestita la room, aggiungendo che rimarrebbe scioccato se sapesse che Lederer o Ferguson fossero coinvolti in qualche modo nello scandalo.
Mentre Hansen pensa che la compagnia abbia sofferto di una gestione inadeguata, crede però che Lederer o Ferguson abbiano agito sempre per il bene della compagnia e dei suoi clienti.
Nell'intervista che trovate qui sotto, Hansen parla del Players Championship da $50.000, del Big One for One Drop da 1 milione, delle partite high-stake di Macao e come detto dello scandalo del Black Friday che ha abbattuto Full Tilt Poker più di un anno fa.
PokerListings: Questo è il tuo esordio alle WSOP, nel Championship da $50.000. Pare che abbia trovato pane per i tuoi denti, al tavolo.
Gus Hansen: Già, è il Day 2 e ovviamente quasi tutti hanno passato il Day 1, perciò non è poi una prodezza essere arrivati qui.
PL: Meglio che essere eliminati, però.
GH: Be' direi proprio di sì. Meglio che essere uno dei tre eliminati.
Ma avrei preferito un tavolo semplice. Da quel che posso vedere mi sembra il tavolo più duro. Ci sono Phil Ivey, Daniel Negreanu, Matt Glantz e Brian Rast, tutti giocatori vincenti.
E pure i cosiddetti giocatori più deboli al tavolo in realtà non sono affatto scarsi.
Ho giocato tight, ma ho avuto mani di partenza proprio brutte, perciò è logico che io abbia giocato in quel modo. Mi sto comunque rilassando, sperando di superare la giornata.
Ovviamente questo è uno dei tornei più interessanti dell'anno. Mi piace che si giochi su più varianti. Devi essere un giocatore completo.
PL: Che cos'altro aspetti con ansia di quest'estate alle WSOP?
GH: Be', c'è il One Drop in arrivo. Ovviamente avrà un buy-in più alto di quelli a cui sono abituato, più alto rispetto a quanto la gente di solito può pensare.
E pare che abbiamo raggiunto il cap, perciò potremmo essere in 48 a giocare. Presumo sei tavoli da otto.
Questo è proprio uno di quei tornei in cui sarebbe proprio bello arrivare al tavolo finale.
PL: Ci saranno dinamiche interessanti, con tutti quegli uomini d'affari e molti dei più forti giocatori al mondo. Come pensi che sarà?
GH: Devo dirti che ho delle buone sensazioni, almeno in testa. Ma il mio avvocato mi ha detto che non dovrei rivelare i miei segreti.
No, in realtà non vedo l'ora di vedere come sarà. Sono sicuro che tutti hanno pensato a come giocheranno o a che tipo di gioco aspettarsi da parte degli avversari.
Ho qualche idea che spero si realizzi, perché penso che mi metterebbero in una buona posizione nel torneo. Ma come ho detto non dirò nulla di più a proposito.
Penso però che anche se molti partecipanti non sono professionisti, saranno duri da affrontare.
PL: Chi secondo te sarà più preoccupato di essere eliminato?
GH: Non penso ci sia qualcuno che voglia uscire da un torneo da 1 milione di dollari.
PL: Hai giocato tanto, ad alti livelli, ma pensi che in questo torneo potresti avere qualche problema a giocare in modo aggressivo, visto il denaro in ballo?
GH: Spero proprio di no. Ho giocato un torneo da 250.000 dollari di buy-in all'Aussie Millions, negli ultimi 2 anni, che è un torneo dal buy-in altissimo. Questo qui è giusto un po' più alto, con in field più corposo da 48 giocatori.
Perciò se partecipi a questo torneo e lo vinci, è come vincere più tornei importanti, quindi ovviamente è un evento incredibile.
Spero di poter giocare non dico da manuale, ma al mio solito livello. E spero che sarà sufficiente per arrivare al final table, ma vedremo.
Spero che se arriverà il momento di spingere, non avrò problemi a farlo.
PL: Tornando indietro nel tempo, com'è stato l'anno passato per te?
GH: Eh, le cose sono state un po' diverse. Non so se lo sanno tutti, ma in pratica non ho giocato online per un anno. Oddio, ho giocato un po' al $5/$51 PLO con un mio amico, su Internet. Ma a parte quello non ho giocato.
Però ho giocato qualche bella partita cash a Macao.
PL: Come sono le partite, da quelle parti?
GH: Sono davvero molto tranquille. Ne ho scritto sul mio blog qualche mese fa, penso che la gente qui possa imparare da come le persone agiscono al tavolo.
Perciò anche se sono uomini d'affari, si ride e si parla molto, nessuno getta le carte in faccia al dealer o cose del genere, che capitano nelle partite o nei tornei dei professionisti da queste parti.
In quel senso quindi la gente è davvero simpatica.
Ovviamente ci sono amatori che rendono le partite più semplici che non quando devi giocare contro Phil Ivey e Daniel Alaei. Ma c'è anche qualche bravo giocatore.
Anzi, in una partita che ho giocato a Macao, un giocatore del posto ha piazzato quattro o cinque bluff incredibili, e tutti ci siamo un po' scossi perché non ce lo aspettavamo. Alcuni di questi giocatori giocheranno pure il One Drop.
Perciò alcuni di loro sono capaci di fare certe mosse a prescindere dalla situazione in cui si trovano, il che significa che sono in grado di metterti alla prova e farti prendere decisioni difficili. E più decisioni difficili devi prendere, più è probabile che sbaglierai.
PL: Hai detto di non aver giocato a poker online nell'ultimo anno. Su Full Tilt eri molto attivo, come giocatore e membro del team. Cosa pensi di quel che è successo col Black Friday e con i soldi dei giocatori?
GH: Ovviamente non è un segreto che fossi un'azionista di Full Tilt e che fossi sponsorizzato da loro. E non è un segreto che avevo un sacco di soldi su quel sito.
È stata una botta, caspita. Non era solo la compagnia di cui ero azionista, ma c'erano altre cose che avevo su quel sito, a parte sponsorizzazione e soldi.
Perciò in quel senso mi sento personalmente coinvolto, e come tutti vorrei che la situazione si risolvesse.
Si dice che PokerStars sia sceso in campo per salvare capra e cavoli, e spero che ci riesca perché vorrebbe dire che i giocatori riceverebbero i loro soldi.
Sarebbe bello anche per me. Io sopravvivo anche senza, ma ovviamente riprenderei il mio denaro se così fosse anche per tutti gli altri.
Sono comunque triste per quanto è successo a una compagnia in cui avevo investito finanziariamente ed emotivamente, che si trattasse di negligenza o truffa poco importa.
Dal mio punto di vista sembrava che tutto andasse bene, che nessuno si fosse accorto dei pericoli in agguato. Penso che sia successo proprio questo, ma non posso esserne sicuro. Non ero nel giro. Non spettava a me prendere decisioni.
Ero un giocatore sponsorizzato, bene in vista dal punto di vista commerciale, ma per quanto riguarda gli affari non sapevo cosa succedeva. Davvero.
Ci sono un sacco di compagnia che sarebbero nei guai se perdessero il 60% dei propri clienti, se i propri asset venissero congelati e fossero in causa col governo degli Stati Uniti.
Può darsi che alla base ci fossero già delle scelte sbagliate, ma è stato il Black Friday a dare il colpo di grazia.
PL: Molte persone parlano di come la compagnia era gestita prima del Black Friday, come ad esempio depositi fantasma e sparizione dei fondi dei giocatori. Qual era la tua percezione del business da azionista?
GH: Come ho detto, non spettava a me decidere. Per quel che mi riguarda era tutto a posto. Stavo andando all'Aussie Millions, per giocare a poker e guardare il tennis, ed era tutto a posto.
Poi sono tornato a Monaco, dove vivo, e sembrava che si fosse scatenato l'inferno. Dal mio punto di vista io pensavo che tutto fosse ok. E penso che fosse così anche per molte altre persone.
Ma per quanto riguarda i depositi fantasma e tutto il resto, forse c'era qualcosa che non andava, non so. Vorrei sapere tutto, perché ero coinvolto anche io nella compagnia, ma non è così.
PL: Quindi erano Ray Bitar, Howard Lederer e Chris Ferguson a muovere le fila, mentre tutti gli altri erano tenuti all'oscuro?
GH: Be', come ogni compagnia c'era una struttura. Non è un segreto chi fosse il CEO e chi sedesse nel consiglio d'amministrazione.
Io sono più un giocatore di poker che un uomo d'affari, ma penso che sia normale che il CEO e i membri del consiglio si prendano cura degli interessi economici, e penso che siccome le cose stavano andando bene da tempo, la gente non ha prestato la necessaria attenzione a come si stavano invece evolvendo.
PL: In base alla tua esperienza con Howard Lederer e Chris Ferguson, credi che abbiano sempre agito nell'interesse dell'azienda e dei clienti?
GH: Conosco Howard Lederer da tanto, e lo stesso vale per Chris Ferguson, perciò sarei scioccato se sapessi che hanno combinato qualcosa che possa essere anche lontanamente paragonabile a una truffa.
Penso che possano essere accusati di non essere stati abbastanza attenti, di negligenza, ma non posso credere che abbiano voluto truffare. Ovviamente c'è la possibilità che io mi sbagli, ma onestamente non credo.