David “Chip” Reese ha sfidato chiunque, da Johnny Moss a Phil Hellmuth, ed è noto per essere uno dei migliori giocatori a tutto tondo di sempre.
Reese ha vinto il primo evento di HORSE da $50k dopo la più lunga battaglia di heads-up mai giocata in 37 anni di WSOP.
Nel futuro, ognuno sarà famoso per 15 minuti – Andy Warhol
Il 15 luglio 2016, nove giocatori si ritrovarono seduti a quello che ancora oggi è il final table più ricco di stelle nella storia delle WSOP.
I migliori dei migliori
Jim Bechtel, Doyle Brunson, Dewey Tomko, Andy Bloch, TJ Cloutier, David Singer, Patrik Antonius, Phil Ivey e David “Chip” Reese hanno vinto insieme 37 braccialetti. Quattro di loro sono arrivati all’heads-up del WSOP Main Event almeno una volta.
Reese e Bloch furono gli ultimi superstiti di questo torneo – il primo ad avere un buy-in da $50.000 e il più costoso tra i tornei delle WSOP all’epoca.
Si trattava di un mixed event, segretamente considerate il vero Players Championship, dato che bisognava essere bravi in cinque varianti per vincere. Non a caso l’evento fu poi rimodellato in un torneo di 8-Game e da allora viene chiamato il “$50k Players Championship”. Il premio? Il David Chip Reese Trophy.
Il penultimo giorno era durato già 19 ore, e per Bloch e Reese ci sarebbero state altre nove ore di gioco.
Per oltre sette ore, Chip Reese ed Andy Bloch si diedero battaglia – e dormirono. La chip lead passò di mano così tante volte che fu impossibile tenere il conto.
Più volte sembrava che Bloch fosse a un passo dalla vittoria, ma Reese continuava ad essere salvato dal river.
La mano decisiva si giocò a Texas Hold’em. Su flop
Il floorman poi dichiarò che questo era diventato l’heads-up più lungo nella storia delle WSOP, e 11 mani dopo, Reese trionfò nell’ultima mano con A-Q contro 9-8.
Fu il momento più alto della carriera torneistica di Reese. Il giocatore che era già riconosciuto il miglior player a tutto tondo del pianeta, aveva mantenuto fede alla sua reputazione. E non c’era un singolo giocatore che non fosse felice per lui – persino Andy Bloch.
TJ Cloutier una volta disse che non aveva mai sentito Chip insultare nessuno e che pensava che Reese fosse “il più grande giocatore di tutti i tempi”.
Un’infanzia difficile
David nacque il 28 marzo 1951 nell’Ohio. Da ragazzo prese la febbre reumatica e dovette stare chiuso in casa per un anno intero. Per passare il tempo, sua madre gli insegnò un paio di giochi di carte.
Quando David si riprese, cominciò a giocare con gli altri ragazzi con in palio figurine di baseball. Tutti i ragazzi americani all’epoca collezionavano figurine di baseball, perciò il premio era piuttosto ovvio.
Poi un giorno, un ragazzo suonò alla porta di Reese e disse alla mamma di David: “Signora Reese, devi sapere una cosa. Tutti i ragazzi più grandi giocano a poker per vincere le figurine e Chip gioca con loro”.
Lei rispose: “Sono contenta che tu me l’abbia detto. Vai a dargli una bella lezione e vincigli tutte le sue figurine”. “Ma non sono qui per questo”, replicò il ragazzo. “Lui ha già vinto tutte le nostre figurine e le rivogliamo indietro!”
Reese ha sempre amato il baseball, anche perché scommettendo su questo sport guadagnò milioni di dollari, ma quel giorno segnò anche l’inizio di un’incredibile carriera nel poker.
Sulla strada dell’Università
Reese fu contagiato dal virus del poker quando passò da Las Vegas agli inizi degli anni settanta. In quel periodo, Chip era completamente guarito ed era diventato molto sportivo.
Stava andando a Palo Alto, in California – paese dell’unico e solo Phil Hellmuth – per recarsi nella rinomata Stanford Law School e diventare uno studente.
Non è che Reese non avesse mai giocato a poker prima. Anzi, il suo college gli aveva già dedicato una poker room – la “David E. Reese Memorial Card Room”. Eppure, non aveva mai giocato per professione.
Ma visto che era di strada, perché non fermarsi a Vegas e provare a giocare? Reese stabilì un budget di $400. Si iscrisse a un piccolo torneo, lo vinse, si sedette al cash game e nel giro di una settimana arrivò a $60.000. Da quel momento non ha più lasciato Las Vegas.
Addirittura si fece portare le sue cose da un amico, perché non voleva lasciare la città. All’inizio ebbe vita facile perché nessuno lo conosceva, successivamente… per la reputazione di giocatore imbattibile.
Un... Chip a Vegas
Fino a quando non compì 35 anni, Reese si godette appieno il denaro guadagnato. Nel 1978, vinse il suo primo braccialetto WSOP, al quale ne seguirono altri due.
I primi due li vinse nel suo gioco preferito, il Seven Card Stud. A parte giocare, divenne anche Card Room Manager al “The Dunes” Resort, situato dove oggi potete trovare il Bellagio: lavorò lì per cinque anni.
In quel periodo, riuscì a sradicare quasi completamente ogni forma di cheating al Dune Casino, cosa assolutamente non scontata all’epoca.
Reese ha vinto oltre 3 milioni di dollari nei tornei, anche se ha sempre preferito il cash game e raramente ha partecipato ai tornei.
Per questo non è mai stato sulla bocca di tutti, anche se questo non è mai stato uno dei suoi obiettivi.
“Sai cosa si dice sulla fama: dura 15 minuti”, disse una volta durante un’intervista, riferendosi alla famosa frase di Andy Warhol.
Nel 1991 divenne il giocatore più giovane ad entrare nella Poker Hall of Fame. Fu sempre ammirato per la sua compostezza, anche quando gli capitava qualche colpo sfortunato.
Chip era sempre gentile, cortese, assolutamente un uomo di famiglia. Soltanto al tavolo si trasformava in un giocatore da temere.
Doyle Brunson lo ha definito “il miglior giocatore di Seven Card Stud al mondo” e gli ha chiesto di scrivere un capitolo sull’argomento nella sua “bibbia” sul poker, Super System. “Ha delle skill che nessun altro possiede”.
Chip Reese ha oltre 50 piazzamenti nel database di HendonMob. Per diversi decenni ha partecipato alle partite più ricche del mondo, con limiti fino a $4.000/$8.000 e milioni di dollari sul tavolo.
Ha giocato contro Brunson e Johnny Moss mentre Phil Hellmuth andava ancora alle elementari. A parte il poker, ha sviluppato un sistema di scommesse sportive e guadagnato milioni puntando sul baseball.
Nessuno sa perché abbia anche investito in imprese dubbie, come la ricerca della vera Arca di Noè. Era semplicemente un uomo contro cui apprezzavi il fatto di perdere soldi.
Una cosa per la quale sarà ricordato per sempre è l’astuta descrizione di ciò che identifica il giocatore di poker.
Una delle qualità più importanti per essere uno dei migliori poker player è imparare a perdere… il dolore della sconfitta è qualcosa di interessante. A tutti noi piace vivere sul filo del rasoio. Non so se potrei giocare in partite che non siano le più grosse al mondo, perché il dolore della sconfitta deve esserci sempre.
Perché è ciò che ti rende motivato. Cammini su quel filo da dove hai una vista spettacolare. La ricompensa è enorme, ma il rischio di cadere è anche piuttosto eccitante. Penso che noi [giocatori] abbiamo una cosa in comune: ci piace vivere al limite e sentire quel dolore, ogni tanto.
David “Chip” Reese è morto di polmonite nel 2007, a soli 20 giorni dal Natale. Aveva 56 anni.