Il pro di PokerStars ci racconta la sua nuova vita a Malta spiegandoci perché, per lui, il poker sia davvero uno sport come tutti gli altri.
Dopo averlo clamorosamente mancato al mattino causa “Grand Connaught Rooms”, il primo break del Day1B è il momento perfetto per placcare Dario Minieri.
Dario è arrivato a Londra per provare a shippare quel titolo EPT che ancora manca nella sua bacheca e condividere con molti altri player della “squadra italiana” gioie e dolori della vita da espatriato.
Perché, nel caso non lo sapeste ancora, anche Dario ha deciso di lasciare l’Italia e trasferirsi a Malta – sempre più paradiso del grinding internazionale.
Ragazzo simbolo del poker italiano
Abbiamo quindi posto a Dario una serie di domande per capire meglio come si vive da espatriato e, ovviamente, come preocede la sua carriera da poker player!
Partiamo con ordine e cominciamo parlando dell’EPT che hai appena cominciato a giocare. Qualche viso conosciuto al tavolo?
Per ora non ho nessun giocatore conosciuto al tavolo con me, ma mi sembrano tutti player di alto livello – in fondo siamo all’EPT Londra ed il field è sempre molto tosto qui.
Forse c’è giusto una signora che potrebbe non essere troppo esperta. Ma si vede che è del posto e che si è formata alla scuola londinese.
È una giocatrice intelligente, non corre rischi inutili. Inesperta ma abbastanza solida da essere un buon avversario.
L’EPT che invade le Grand Connaught Rooms. Ti piace la location un po’insolita scelta per la tappa di quest’anno?
Il posto è fantastico e mi sembra decisamente migliore di quello di un anno fa. È bello uscire, fare due passi e trovarsi immediatamente in mezzo a Londra.
Dopo più di 10 anni che giochi a poker trovi ancora abbastanza motivazione per continuare?
Assolutamente. Il poker resta e rimarrà una grandissima passione per me.Soprattutto perché ci sono sempre nuovi stimoli, nuovi obiettivi da raggiungere.
Tipo quello di voler vincere un torneo che ancora non si è vinto.
Sai, alla fine, quello che ho vinto fino ad oggi è solo un braccialetto delle WSOP.
Non ho mai conquistato un titolo EPT, mai vinto un titolo WPT…è lo stimolo di provare a raggiungere questi risultati mi spinge a continuare.
Molti dei player italiani che si trovano nella tua situazione, che vogliono continuare a vincere hanno cominciato a lentamente dall’Italia...e tu?
Anche io ho deciso di cambiare e di andare a Malta -mi sono appena trasferito lì.
Un po’ per una scelta di vita ed un po’ perché in Italia ci sono delle tasse che uccidono il poker. Ti dico:lo Stato italiano sta facendo di tutto per impedire la praticabilità di questo lavoro.
Non lo capiscono ma lo stanno uccidendo. Con le regole che ci sono ora in Italia fare il giocatore di poker è molto più difficile che altrove. È possibile, ma è molto più difficile.
Alla fine stanno costringendo all’espatrio tutti quelli che vogliono provare realmente a fare del poker la propria professione.
È solo una questione di tasse, quindi?
Diciamo che, tasse a parte, anche la chiusura del field ai soli giocatori italiani non aiuta.
Avere la possibilità di giocare su PokerStars.com aiuta moltissimo a fare passi avanti e migliorare nel gioco. Una dimostrazione è Mustapha Kanit, probabilmente al momento il miglior giocatore italiano nei tornei.
Lui riesce a mantenere la sua brillantezza ai massimi livelli giocando sul .com.
C’è qualcosa che l’Italia può fare per cambiare e far tornare a casa giocatori come Dario Minieri?
Qualsiasi cosa si decida di fare sarà accettata con piacere, ma non mi aspetto miracoli.
Di aggiustamenti da fare ce ne sarebbero tantissimi: cambiasse solo il fatto della riapertura del .com sarebbe tutto molto più facile – ma è impossibile e non penso sia un argomento che abbia alcun senso affrontare.
Cambiasse anche solo la situazione fiscale, che è una cosa molto più praticabile e decisamente fattibile – sì, la situazione in Italia diventerebbe completamente differente.
Circoli chiusi e poker online ristretto agli italiani: dove gioca, oggi, il Dario Minieri del futuro?
La possibilità di “costruirmi” come giocatore di poker io l’ho avuta online, quindi il “nuovo Dario Minieri” penso possa crescere lì. Certo, ci fosse un field più largo di giocatori, sarebbe ancora più fortunato.
Io sono stato molto fortunato perché ho potuto confrontarmi con giocatori che adesso sono al top mondiale dell’online. Penso a Shaun Deeb ed tanti altri di quel livello.
È stata questa la chiave per la mia carriera: Il vero salto di qualità lo si fa giocando contro un field più ampio.
Poi, credendoci e lottando penso si possa partire anche da PokerStars.it per arrivare a giocare tornei importanti e fare il grande salto.
Alla fine è più una questione di volontà che di possibilità.
Poi, se vuoi fare il poker player come lavoro…lì dipende anche dallo Stato italiano, che secondo me deve cambiare registro.
Il poker è un gioco bellissimo, e lo Stato non si rende ancora conto che ha infinite similitudini con lo sport. È quello che sento, di cui mi sono reso conto più che mai ora che gioco da dieci anni.
Credi che iol poker sia un vero e proprio sport?
Credo che il poker sia uno sport a tutti gli effetti. Certo, magari non si solleveranno pesi, non si muoverà una racchetta o non si calcerà un pallone - ma in qualsiasi sport, alla fine, quello che conta di più è la testa, non sono le braccia.
Non è che Lionel Messi sia quello che è perché gli hanno dato delle gambe incredibili.
Purtroppo questo non sempre viene messo abbastanza in evidenza, ma il poker è uno sport – ed è uno sport bellissimo.
Da giocatore online, mi viene da chiederti cosa faccia tu per proteggere il tuo pc. Sai, dopo la “questione finlandese” di Barcellona…
Io ne ho subite di tutti i colori nella mia vita ed ora tengo il mio pc come fosse in cassaforte, non faccio avvicinare nessuno.
Perché, che ti è successo?
Preferisco dirti solo che ho subito cose che non pensavo esistessero.
Adesso lo proteggo con password sicure e facendo estrema attenzione a chi ci si avvicina. Scrivi che ne ho visto di tutti i colori. Sì, quello scrivilo.
Ultima cosa: alcuni player hanno confessato che preferiscono rinunciare alle WSOP perché, con tutti i pro a Sin City, il field online diventa molto più facile da battere.
Hai mai pensato di fare lo stesso e di rinunciare a Vegas?
Online non danno i braccialetti – quindi no, non potrei mai farlo.
E questo perché secondo me il poker non è solo soldi. Anzi: anche fosse solo soldi…no, anche in quel caso non lo farei lo stesso.
Certo, forse a livello di probabilità si possono fare più soldi giocando online in quel periodo perché tutti i giocatori forti sono fuori - ma sarebbe come uccidere un sogno.
Il poker per me è sempre stato i braccialetti delle WSOP, i titoli dell’EPT e quelli del WPT.
Quindi – no, non potrei mai farcela.